DDL PINZA - Quali cambiamenti per la professione

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DDL PINZA - Quali cambiamenti per la professione

Messaggioda Admin » gio gen 22, 2009 3:52 pm

La novità in questione ha la pretesa di accrescere gli strumenti di tutela dei consumatori e di disciplinare con requisiti più stringenti il raggio d’azione degli intermediari finanziari che operano sul mercato. Tuttavia appare controverso l’ambito di applicazione: il DDL Pinza pone l’accento sul fatto che si tratta di modifiche alla disciplina del credito al consumo. E il credito al consumo è costituito dai finanziamenti rateali destinati all’acquisto di beni e di servizi, dai prestiti personali, e dall’apertura di credito rotativo (con o senza carta), dalla cessione del V tra 150 e 31’000 euro.

Il settore di operatività degli intermediari però non è solo il credito al consumo. Restano esclusi tutti gli altri prodotti finanziari che i consulenti creditizi vendono alla propria clientela. Quello che è certo è che i cambiamenti non sono affatto chiari, nessuno sembra infatti capire con esattezza quale sarà lo scenario futuro per il mercato della consulenza creditizia e soprattutto cosa accadrà agli operatori di questo mercato. C’è tra gli ospiti del forum chi si schiera a difesa della nuova disciplina perché vede nel DDL Pinza un passo verso una regolamentazione che porterà ad uno scenario di mercato più competitivo, più selettivo e quindi migliore.

E’ veramente così? La nuova regolamentazione renderà il mercato più trasparente, alzerà lo standard qualitativo della consulenza e tutelerà di più il consumatore finale? Solo alcuni concordano pienamente con il contenuto del Decreto Legge, molti ritengono che la regolamentazione sia poco chiara e gli effetti confusi. E’ previsto il divieto per i consulenti creditizi di percepire un compenso dal consumatore se il contratto di finanziamento non si conclude o se ricevono già una remunerazione da parte del finanziatore ma questo è quello che avviene normalmente nella logica del franchising in cui inevitabilmente il franchisee deve ricevere la provvigione dalla propria società d i appartenenza. La questione centrale però è un’altra, cioè l’imposizione di requisiti più stringenti per gli intermediari finanziari non bancari per i quali il DDL Pinza richiede un innalzamento del requisito di capitale sociale minimo fino a 120’000 euro, requisito minimo richiesto per le società in forma d i Spa. Pare che l’intento sia quello d i favorire le società più solide, economicamente più strutturate in modo che siano queste a rimanere sul mercato mentre tutte le altre saranno spazzate via o verranno assorbite da quelle più grandi. Ma c’è chi sostiene che la nuova regolamentazione vada in parte a scontrarsi con quanto stabilito dalla MiFid in tema di disciplina degli intermediari e dei mercati finanziari dato che i requisiti minimi di capitale sono di molto inferiori a quelli previsti dal DDL Pinza.

La MiFid è entrata i n vigore il 1 Novembre. Come si armonizzerà con la normativa italiana se questa dovesse essere approvata? Altri sollevano ulteriori obiezioni al testo di legge: se davvero è la professionalità del consulente creditizio che si vuole salvaguardare perché allora non si parla della tenuta di un albo più aggiornato e più funzionale dell’U.I.C.? Gli iscritti sono numerosissimi, però molti non svolgono più l’attività di consulente creditizio o non l’hanno mai svolta. Forse, sostengono molti, sarebbe opportuno che l’albo fosse uno strumento utile di consultazione e al tempo stesso garantisse un buon livello qualitativo nei servizi offerti alla clientela. Invece l’accesso è libero, è sufficiente possedere un titolo di scuola media superiore per poter svolgere l’attività.

Perché non si parla di prove valutative per essere abilitati a questa attività? Per altri ruoli come quello del promotore finanziario,questo esiste già. La riforma legislativa ha la pretesa di salvaguardare il mercato dell’intermediazione creditizia e di tutelare il consumatore,eppure non sembra che l’obiettivo di rendere il mercato più efficiente possa essere perseguibile in questo modo. Per la verità non vengono introdotte prove valutative, né ci sono reali barriere all’entrata. Siamo di fronte ad una svolta nell’ambito del mercato della consulenza creditizia? Si può parlare in questo caso di crescita professionale per gli operatori del settore? Oppure si tratta di un provvedimento controproducente e senza via d’uscita? I pareri sono vari e durante Real Forum se n’è discusso a lungo. Ciò che è emerso sono i timori e l’incertezza sia delle reti più strutturate che dei piccoli operatori sul territorio che vedono la loro attività strutturalmente modificata e non sanno in quale scenario di mercato si troveranno a navigare se effettivamente il DDL Pinza verrà approvato.

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Messaggioda Admin » gio gen 22, 2009 4:13 pm

Si stringe il cerchio sui mediatori

Gestiscono una bella fetta di tutti i finanziamenti, circa il 10 per cento di un volume di attività stimato per il 2008 in almeno 60 miliardi per il solo credito al consumo secondo i calcoli dell' Assofin, l' associazione che raccoglie le banche e le cosiddette 'finanziarie' che erogano prestiti. Sono gli agenti e i mediatori creditizi, ovvero quei soggetti che 'stanno in mezzo' fra chi eroga credito e i clienti (sia imprese che famiglie). Un esercito di oltre 150 mila soggetti, alcuni dei quali fanno questo mestiere insieme ad altre professioni (tipico è il caso degli agenti immobiliari, che spesso svolgono anche il ruolo di mediatori creditizi quando offrono ai propri clienti la possibilità di finanziarsi con un mutuo o con un prestito personale). Mentre moltissimi sono soltanto iscritti all' Albo ma non esercitano la professione. Ma proprio la quantità di persone che a vario titolo lavorano in questo delicato settore (da loro dipende spesso la quantità e la qualità dell' indebitamento di imprese e famiglie, poiché si pongono di fatto come consiglieri dei clienti) ha consigliato alla Banca d' Italia di prendere in considerazione una serie di correttivi per un miglior funzionamento di questa branca economica. La Banca d' Italia ha ereditato dall' Uic (Ufficio italiano cambi), assorbito a partire dal primo gennaio 2008, la supervisione su questo settore così variegato e composito, e proprio per questo potenzialmente pericoloso per soggetti giuridici e privati. La vigilanza dell' Uic è stata in passato piuttosto blanda, per mancanza di mezzi e di uomini ma anche per l' incertezza normativa che avvolge il settore: si è limitata a vigilare sulle iscrizioni all' Albo, per le quali occorrono determinati requisiti di onorabilità (non aver commesso reati di natura finanziaria) ma non è richiesto, ad esempio, di superare un esame con nel caso dei promotori finanziari che collocano sul mercato prodotti di risparmio: basta il solo requisito di essere in possesso di un diploma di scuola secondaria (ma quando fu creato l' Albo fu permesso anche a chi esercitava già questa professione di iscriversi anche senza avere questo livello d' istruzione). Il controllo successivo, quello sul permanere delle condizioni per l' iscrizione (ad esempio sull' onorabilità) di fatto è stato esercitato poco e male. Il Governatore della Banca d' Italia, Mario Draghi, dopo la sua nomina ha più volte espresso la necessità, per il legislatore, di intervenire sul settore con norme più stringenti sui requisiti e sui controlli. Nella primavera del 2007, all' epoca del governo Prodi, il sottosegretario al Tesoro, Roberto Pinza, presentò un disegno di legge recependo molte istanze della Banca d' Italia. Ma il ddl fu stoppato in attesa di approvare la direttiva Ue sul credito al consumo. Con la Legge Milleproroghe del marzo 2008, poco prima delle elezioni, ci fu un altro tentativo di inserire nuove e più stringenti norme. Il risultato finale, però, fu soltanto quello di produrre una nuova ondata di iscritti, i quali avrebbero così evitato le 'durezze' delle nuove norme. Nuove norme che però, alla fine, non sono mai entrate in vigore. La Banca d' Italia ha caldeggiato l' introduzione di un obbligo per i mediatori creditizi iscritti all' albo di essere società (con l' esclusione, quindi, delle persone fisiche). Queste società si dovrebbero inoltre assumere la responsabilità anche per i singoli soggetti persone fisiche che operano per loro conto. Un altro punto qualificante della proposta della Banca d' Italia è l' accentuazione dei controlli, oggi di fatto quasi inesistenti. Per l' istituto centrale il controllo dell' Albo dovrebbe essere affidato a un organismo composto dalle associazioni professionali rappresentative delle banche e degli intermediari finanziari (tra le quali l' Abi, Associazione Bancaria Italiana e l' Assofin, Associazione Italiana del Credito al Consumo e Immobiliare), le associazioni rappresentative dei mediatori creditizi (ci sono varie associazioni operanti che raccolgono però pochi iscritti ciascuna, con una dispersione delle rappresentanza direttamente proporzionale al pulviscolo di soggetti operanti). In seno a questo organismo che andrebbe costituito ci sarebbe posto anche per i rappresentanti dei consumatori. Un analogo organismo andrebbe creato anche per gli 'agenti' che non sono mediatori ma, appunto, rappresentanti di intermediari finanziari perché agiscono su loro preciso mandato (mentre i mediatori sono equidistanti dalle parti e si limitano a metterle in contatto per consentire il perfezionamento di una certa operazione di finanziamento). Ci sono comunque varie proposte legislative sul tavolo del Parlamento, alcune delle quali sono state ispirate dalle stesse associazioni che abbiamo citato più sopra. Un tema su cui le proposte sul tappeto sono in parte divergenti riguardano i casi di incompatibilità, ovvero la possibilità o meno per i mediatori creditizi di essere iscritti anche ad altri Albi professionali. Tipico il caso degli agenti immobiliari, che in forza della loro professione vengono a diretto contatto con le esigenze di finanziamento di famiglie e imprese e che di conseguenza spesso svolgono un ruolo di mediatori anche nel credito. Il disegno di legge Pinza prevedeva l' introduzione di alcune incompatibilità, in particolare tra l' attività di mediatore creditizio e quella di agente in attività finanziaria, mentre altre proposte non ne fanno menzione. C' è di più: in fase di conversione in legge del recente decreto salvabanche del governo, la Lega ha propugnato l' introduzione di un emendamento che prevede proprio l' incompatibilità dell' attività di mediazione creditizia con l' iscrizione in ruoli di ordini professionali diversi, anche se sembra non verrà accolto. La materia, dunque, è ancora tutta aperta. «A nostro avviso i due punti principali dice Umberto Filotto, segretario generale dell' Assofin - riguardano la necessità che i soggetti da iscrivere nell' albo dei mediatori abbiano una dimensione ed una struttura adeguate, incluso un requisito di capitale minimo e che venga previsto un obbligo di formazione per le persone fisiche che svolgono l' attività con l' introduzione di un esame di abilitazione alla professione».

Repubblica — 24 novembre 2008


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